
Porta di accesso al Sang Ananta Bhoga nel complesso del Pura Lempuyang, uno dei templi più sacri di Bali. Questa porta segna l’ingresso a una delle tre sezioni principali del tempio, dedicata a Brahma, il Creatore, secondo la cosmologia balinese.
A Bali, la spiritualità non è separata dalla quotidianità della vita.
Non si studia, non si predica, si respira nei gesti quotidiani, nei silenzi del mattino, nell’offerta lasciata in un tempietto, nel fumo che si alza tra le risaie.
Non si studia, non si predica, si respira nei gesti quotidiani, nei silenzi del mattino, nell’offerta lasciata in un tempietto, nel fumo che si alza tra le risaie.
Qui, la natura non è uno sfondo, è presenza.
Ogni luogo è abitato da qualcosa, spiriti, forze, divinità, ricordi. Il paesaggio è vivo, e richiede rispetto, ascolto, attenzione.
Ogni luogo è abitato da qualcosa, spiriti, forze, divinità, ricordi. Il paesaggio è vivo, e richiede rispetto, ascolto, attenzione.
L’induismo balinese è diverso da ogni altra forma di induismo.
Condivide le radici con quello indiano, ma si è intrecciato, nei secoli, con credenze animiste e buddhiste, dando vita a una religione unica, profondamente legata al territorio e alla sua gente.
Ha saputo accogliere l’animismo autoctono e le influenze buddhiste, dando vita a un sincretismo, a una forma di spiritualità inclusiva, mai dogmatica. Il suo principio del Tri Hita Karana, armonia tra uomo, natura e divinità, riflette l’interconnessione tra ogni cosa, in cui la vita e la morte non sono opposte, ma sono due fasi dello stesso flusso.
Condivide le radici con quello indiano, ma si è intrecciato, nei secoli, con credenze animiste e buddhiste, dando vita a una religione unica, profondamente legata al territorio e alla sua gente.
Ha saputo accogliere l’animismo autoctono e le influenze buddhiste, dando vita a un sincretismo, a una forma di spiritualità inclusiva, mai dogmatica. Il suo principio del Tri Hita Karana, armonia tra uomo, natura e divinità, riflette l’interconnessione tra ogni cosa, in cui la vita e la morte non sono opposte, ma sono due fasi dello stesso flusso.
La sua visione del mondo si fonda su un equilibrio costante tra forze opposte.
Il bene e il male, dharma e adharma, non si eliminano a vicenda, ma si bilanciano, si tengono in equilibrio, ed è questo equilibrio che permette alla vita di scorrere, e alla reincarnazione di compiersi fino alla liberazione finale, il moksa.
Il bene e il male, dharma e adharma, non si eliminano a vicenda, ma si bilanciano, si tengono in equilibrio, ed è questo equilibrio che permette alla vita di scorrere, e alla reincarnazione di compiersi fino alla liberazione finale, il moksa.
A Bali il sacro ha tre livelli, il suarga, il cielo degli dèi, il bhur, il mondo degli spiriti che ci circondano e il bhwah, il regno degli uomini e delle offerte. In mezzo a tutto questo si muove l’equilibrio del cosmo, un filo invisibile che attraversa ogni cosa e tiene in armonia le energie.
Al centro di tutto c’è Sang Hyang Widhi Wasa, la Divinità suprema, un principio invisibile che esisteva già da tempi più antichi, ben prima che arrivassero Buddhismo, Induismo o Islam, radicato nell’antico animismo di Giava.
Da lui prendono forma le divinità induiste, come Brahmā, Shiva e Vishnu, non come entità separate, ma come manifestazioni o espressioni di un unico principio divino.
Questa concezione è frutto del sincretismo tra l’animismo autoctono e l’induismo balinese, che ha dato vita a una visione della divinità più fluida, dove il divino non è mai separato, ma si manifesta attraverso molteplici forme e aspetti.
Da lui prendono forma le divinità induiste, come Brahmā, Shiva e Vishnu, non come entità separate, ma come manifestazioni o espressioni di un unico principio divino.
Questa concezione è frutto del sincretismo tra l’animismo autoctono e l’induismo balinese, che ha dato vita a una visione della divinità più fluida, dove il divino non è mai separato, ma si manifesta attraverso molteplici forme e aspetti.
I templi balinesi non si stagliano con altezza o grandiosità come in altre culture, sono scuri, spigolosi, spesso nascosti, si integrano nella giungla o si affacciano sul mare, sembrano creature emerse dalla roccia, con guardiani minacciosi che accolgono chi si avvicina, ma dentro sono spazi aperti, respirano con il paesaggio, lo seguono, si fondono con lui.
Nel tempio non esistono pareti chiuse, ma cortili, altari sotto il cielo, pietre ricoperte di muschio, suoni, fiori e incenso.
Sono sempre orientati in base alle montagne, al mare e al ciclo del sole.
Nel tempio non esistono pareti chiuse, ma cortili, altari sotto il cielo, pietre ricoperte di muschio, suoni, fiori e incenso.
Sono sempre orientati in base alle montagne, al mare e al ciclo del sole.
A Bali, il tempio non è mai separato dalla comunità.
Ogni villaggio ha i suoi tre templi principali: il Pura Puseh, rivolto verso le montagne e dedicato agli antenati; il Pura Desa, legato alla vita comunitaria; il Pura Dalem, rivolto verso il mare e legato alla morte e alla purificazione.
Il tempio è un organismo vivente, e come ogni organismo, respira, si trasforma e partecipa.
La comunità con esso attraversa il ciclo della vita in equilibrio con il visibile e l’invisibile.
Ogni villaggio ha i suoi tre templi principali: il Pura Puseh, rivolto verso le montagne e dedicato agli antenati; il Pura Desa, legato alla vita comunitaria; il Pura Dalem, rivolto verso il mare e legato alla morte e alla purificazione.
Il tempio è un organismo vivente, e come ogni organismo, respira, si trasforma e partecipa.
La comunità con esso attraversa il ciclo della vita in equilibrio con il visibile e l’invisibile.
Sulla costa, i templi marini si affacciano su scogliere: Tanah Lot, Uluwatu.
Luoghi dove il divino non discende dal cielo, ma emerge dal mare.
L’oceano, potente e misterioso, è il luogo in cui risiedono le forze da placare e rispettare.
Per questo motivo, le offerte non si fanno solo nei templi, ma anche sulla sabbia, tra le onde, tra il fumo che si alza e il sole che scende, ovunque.
Luoghi dove il divino non discende dal cielo, ma emerge dal mare.
L’oceano, potente e misterioso, è il luogo in cui risiedono le forze da placare e rispettare.
Per questo motivo, le offerte non si fanno solo nei templi, ma anche sulla sabbia, tra le onde, tra il fumo che si alza e il sole che scende, ovunque.
La vita balinese è scandita da cerimonie continue.
Ogni giorno ha il suo rito, ogni fase della vita la sua celebrazione.
Sono le donne, spesso, a custodire questo legame invisibile tra ciò che si vede e ciò che non si vede.
Preparano le offerte, curano gli altari, tramandano il ritmo.
Ogni giorno ha il suo rito, ogni fase della vita la sua celebrazione.
Sono le donne, spesso, a custodire questo legame invisibile tra ciò che si vede e ciò che non si vede.
Preparano le offerte, curano gli altari, tramandano il ritmo.
Anche il paesaggio, in certe ore, diventa tempio.
All’alba o al tramonto, si vedono gesti lenti, mani che offrono, volti che salutano il sole.
Ogni luogo può essere sacro, se vissuto con presenza.
Ogni fotografia può diventare offerta, se scattata con rispetto, come un gesto che unisce il visibile e l'invisibile.
All’alba o al tramonto, si vedono gesti lenti, mani che offrono, volti che salutano il sole.
Ogni luogo può essere sacro, se vissuto con presenza.
Ogni fotografia può diventare offerta, se scattata con rispetto, come un gesto che unisce il visibile e l'invisibile.
Qui, architettura, natura e spirito non sono tre cose distinte, ma sono una sola cosa, che danza in equilibrio silenzioso.

Il Dono delle Acque
Per un breve momento, Varuna* offre un passaggio sacro a chi desidera salire e pregare; in quell'attimo fugace, il legame tra l'uomo e il divino diventa palpabile, un dono sussurrato dalle acque. Poi, con l'arrivo dell'alta marea, il tempio si trasforma in un isolotto solitario, cullato fra le onde e ritornando tra le braccia protettive di Varuna.
*Varuna Divinità Induista, è considerato il sovrano degli oceani e dei mari, ma ha anche un legame con le piogge e le acque sotterranee.

Custode Silenzioso
Questo scoglio ripreso dall'alto della scogliera, sospeso tra cielo e mare, rivela la potenza immortale della devozione e del sacrificio. Hyang Agung *veglia sulla roccia sacra, plasmata dal mare e dal tempo. Le onde incessanti portano le sue preghiere alla terra e il silenzio divino riempie ogni respiro del luogo.
*Divinità Suprema Induista in cui Hyang è una manifestazione degli spiriti naturali che, secondo la tradizione balinese, abitano luoghi sacri e naturali.

L'attesa Divina
Tra il canto delle onde e il silenzio della scogliera, Bhumi attende il suo consorte Vishnu**, il reef di Balangan diventa così il teatro di un incontro sacro, dove la bellezza e la forza della natura si confonde con l’eterna armonia del divino.
*Bhumi la dea della terra, la nutrice, la fonte di vita e l'emblema di fertilità e abbondanza
**Vishnu il preservatore e protettore dell'universo, incarna l'energia che mantiene l'armonia tra tutti gli esseri.

La nebbia e la speranza
Dewi Danu* avvolta nei veli della nebbia, fluttua sull'acqua del lago con lo sguardo rivolto all'orizzonte, aspetta qualcosa che solo le acque
conoscono, un segreto nascosto tra la nebbia e le onde o forse una promessa, quella di incontrare Varuna**. Lo sguardo del Buddha*** la protegge e forse, silenziosamente, già conosce la risposta al suo desiderio.
conoscono, un segreto nascosto tra la nebbia e le onde o forse una promessa, quella di incontrare Varuna**. Lo sguardo del Buddha*** la protegge e forse, silenziosamente, già conosce la risposta al suo desiderio.
*Dewi Danu, la dea dell'acqua, è venerata a Bali come la custode dei laghi e dei fiumi. Il tempio Pura Ulun Danu Bratan, situato sulle rive del Lago Bratan, è dedicato a lei.
**Varuna, il dio vedico delle acque e del cielo, è considerato il signore dell'ordine cosmico e della giustizia nella mitologia induista.
***Una statua di Buddha è custodita dentro un edificio a lui dedicato, all'interno del recinto del Tempio.

Salita al divino
Il Sang Naga Basukih *è una delle tre tappe della scalinata del monte Lempuyang**. Il percorso verso la cima della montagna è come un viaggio della vita: ogni passo è parte di un’ascesa non solo fisica, ma anche spirituale. Qui il sacro convive con una forza più antica, primordiale. Un sacro che non discende dal cielo, ma sembra emergere dalle profondità dell’oceano… e dell’anima balinese.
Secondo la cosmologia balinese, il monte Lempuyang è diviso in tre sezioni: alla base il dominio di Brahma il Creatore (Sang Ananta Bhoga), al centro quello di Vishnu il Preservatore (Sang Naga Basukih), e in cima quello di Shiva il Distruttore (Sang Naga Taksaka).
** Pura Lempuyang Luhur, in vetta, è uno dei sei templi più sacri di Bali (Sad Kahyangan Jagad) e rappresenta la direzione Est tra i nove templi cardinali dell’isola. È associato al colore bianco e alla divinità Iswara. Sorge a 1.175 metri di altezza.

Danza e tradizione
Pura Taman Kemuda Saraswati * è uno spazio di narrazione con la danza, dove tradizione e vita contemporanea si intrecciano, parlando anche al visitatore moderno.
*Un tempio recente, non antico come molti altri a Bali, creato nel 1951 su iniziativa della famiglia reale.

Senza copyright, non in vendita. Le immagini sono condivise a scopo culturale e informativo.
Sacralità
Il Melasti è un rituale che si celebra 3-4 giorni prima del Nyepi*. Si svolge nei Pura Sagara, che sono i templi sul mare, ed è dedicato a Sangyang Widhi Wasa, la divinità suprema. Lo scopo del rito è la purificazione di se stessi e degli oggetti sacri** alla spiritualità e al cuore del villaggio. La partecipazione, i colori e la quantità di gente che vi partecipa colpiscono lo spettatore. Per i balinesi è un momento vivo, radicato nella vita di tutti, una spiritualità che non è distaccata, ma parte di ogni gesto. Qui non ci sono distanze tra sacro e quotidiano, non c’è separazione. È un mondo a sé, fatto di sorrisi, di ragazzi felici e di un senso di comunità che in Europa è difficile da incontrare.
Il Nyepi è il giorno del capodanno balinese, che segue un suo calendario lunare, il Saka, composto da 210 giorni annuali e differisce da quello Gregoriano di circa 77 anni. Si compone di sei diversi rituali e si svolgono in sei giorni a cavallo della festività.
** Arca, Patima e Pralingga sono oggetti sacri.
Le immagini e i testi presenti in questa pagina raccontano rituali sacri della tradizione balinese. Sono condivisi con rispetto e attenzione per la loro profonda spiritualità. Questi contenuti sono a scopo esclusivamente esplicativo e culturale, non sono in vendita né soggetti a copyright. Si invita a osservare queste rappresentazioni con sensibilità e consapevolezza del loro significato culturale.
Pitra Yadnya, ovvero offerta ai defunti
La morte per i balinesi non è una fine, ma un passaggio essenziale verso un nuovo ciclo di vita. Il Pitra Yadnya è la cerimonia che libera l’anima dai legami terreni, permettendole di rinascere o fondersi con il divino. Questa offerta sacra rappresenta non solo un addio, ma un momento di comunione tra il mondo visibile e quello spirituale, un gesto che unisce la comunità nel rispetto e nella celebrazione della vita e della morte.

Il wadah è la struttura sacra che contiene il corpo del defunto durante la cerimonia funeraria. Rappresenta il passaggio dal mondo terreno a quello spirituale.

I musicisti accompagnano il corteo funebre con suoni gioiosi, celebrando il viaggio del defunto in un giorno di festa e comunità.

Attenzione
L’immagine che segue documenta un momento autentico di una cerimonia funebre balinese.
Contiene contenuti sensibili. Guardarla è una scelta consapevole.
Contiene contenuti sensibili. Guardarla è una scelta consapevole.
Clicca sull’immagine per vederla
Dove il movimento diventa preghiera
Scopri le danze sacre di Bali.
Segui il vento, verso l’isola dove si danza per gli dèi.

