Vi porto nella leggenda, nei miti e nella storia di queste Creature Celestiali Danzando con le parole tra popoli, religioni e luoghi diversi che si incontrano Attraverso la bellezza che parla con le mani, nel muto silenzio, in punta di piedi
Nel Vālmīki Rāmāyaṇa, nel canto Bālakāṇḍa, uno dei testi epici dell'antica India, si racconta un mito cosmico noto come Samudra Manthan, ovvero la zangolatura del Mare di Latte.
Si narra che Dèi e Demoni, pur essendo nemici per natura, si allearono temporaneamente per ottenere un tesoro nascosto, il nettare dell'immortalità, chiamato Amrita. Per ottenerlo, avvolsero il serpente celeste Vasuki attorno al Monte Mandara e lo trascinarono avanti e indietro come fosse una corda. Il monte ruotava, come si fa per ricavare il burro dalla crema,mescolando l’oceano primordiale.
Da questo caos cosmico emersero molte meraviglie, Divinità, gemme, Esseri Celesti. Tra queste, la Dea della prosperità Lakshmi, appena nata, scelse Vishnu come eterno consorte, incarnando l’unione tra preservazione e abbondanza.
Vishnu è uno degli Dèi supremi dell'Induismo, il conservatore e protettore dell'universo e del Dharma, l’ordine cosmico. È parte della Trimurti, la trinità che comprende anche Brahma, il creatore, e Shiva, il distruttore.
Dal mare di latte emerse anche Dhanvantari, il Dio della medicina, recando con sé il vaso che custodiva l'Amrita. Per questo è considerato il medico degli Dèi e una delle incarnazioni di Vishnu. Si narra anche della Soma, una pianta sacra da cui si ricavava una bevanda rituale che donava forza, ispirazione e immortalità. Una bevanda amata da Indra, che la consumava prima dei combattimenti.
Eppure tra tutte le meraviglie nate dal Caos Primordiale, emersero anche le Apsara, le creature più affascinanti, eteree e luminose, figlie della bellezza stessa.
Secondo un altro mito, si narra della creazione di 120 Apsara nate dall'occhio di Brahma, inviate per portare armonia nel cosmo attraverso la danza. Brahma le condusse nel palazzo Vaijayanta, nel regno celeste dello Swarga, il paradiso dove vivono i Deva. Le affidò al dio Indra, signore del temporale, della magia e re delle divinità celesti.
Le Apsara danzavano per deliziare Indra e la sua consorte Indrani. Con la loro arte tenevano lontani gli spiriti maligni, i Vighnas. In alcuni testi si dice che fossero ventisei, ciascuna rappresentante un aspetto particolare delle arti dello spettacolo.
Nel Rigveda, il più antico dei testi sacri vedici, le Apsara vengono chiamate Signore del Paradiso, le Svarveśyāḥ. Vivevano nello Swarga insieme ai Gandharva, spiriti dell’aria e musicisti divini, spesso loro consorti. Accanto a loro, i Kinnara, esseri mitologici metà uomo e metà uccello, noti per la grazia e il talento musicale. E poi i Charana, poeti erranti, i Vidyādhara, sapienti magici, gli eroi caduti in battaglia e i Re virtuosi.
Lo Swarga appare come un pantheon esteso dove la virtù, la musica e l’arte convivono con la grazia divina. Si crede sorga sopra il Monte Meru, centro dell’universo, al centro dei sette continenti mitologici chiamati Dvipa.
Secondo il Śivapurāṇa, le Apsara sono un gruppo di divinità che abbondano nella città celeste dell’Himālaya. Le si vede danzare con entusiasmo, accompagnate da liuti e tamburi, insieme ai Siddha, esseri spiritualmente realizzati, dotati di poteri sovrannaturali chiamati Siddhi, ottenuti con meditazione e disciplina ascetica.
In alcune narrazioni, come nel Viṣṇu Purāṇa e nel Matsya Purāṇa, si racconta che le Apsara nacquero dall’unione tra il saggio Kaśyapa Muni e una delle sue mogli, dando origine a una stirpe di Ninfe celesti. Sebbene nate sulla Terra, vennero condotte nel Cielo dal loro padre e accolte nello Swarga, il Regno celeste dove dimorano gli Dei. Secondo altre fonti, risiedono sul Monte Meru, centro sacro dell’universo mitico. Alcune tradizioni riconoscono in Kāmadeva, Dio dell’Amore, il loro sovrano. In alcuni racconti più recenti, le Apsara vengono associate alle gopi, le compagne danzanti di Krishna, incarnazione di Vishnu, per via della loro grazia e devozione.
Nel Brahmana le Apsara dimorano tra gli alberi sacri, radicandosi nella natura come spiriti legati al mondo vegetale.

12th-century sandstone apsara statue, Madhya Pradesh, India. 
Image: MET DP-1062-001 — CC0 license.

Il passo che nasce dall’acqua, le Apsara e il loro nome

Italiano Eterea, dal vapore nasce e danza nell’aria.

Ma anche sul loro nome Apsara esistono diverse ipotesi. Nel grande poema epico del Rāmāyaṇa si racconta che queste Ninfe Celesti siano sorte dall’essenza del Mare di Latte, chiamata rasa, durante la sua zangolatura cosmica, detta apsu. Da questa unione di apsu e rasa nasce apsurasa, da cui deriva Apsara, colei che emerge dalle acque, incarnazione della grazia che affiora dal Caos Primordiale. Il Rigveda invece le descrive come vapori o nebbie celesti attratti dal Sole, che si condensano in forme diafane e danzanti.
Esistono Apsara divine, dette Daivika, nate dal Samudra Manthan. Ma anche Apsara terrene, dette Laukika, come quelle nate da Kaśyapa e incarnate nella natura.Tra queste vi sono le Vṛkṣaka, considerate Apsara minori. Sono spiriti dei boschi, guide misteriose che incantavano i viandanti, a volte conducendoli verso la perdizione e la morte.
Ma in tutte le narrazioni , vengono dipinte come figure eteree, simboli di grazia, bellezza, e mutevolezza,  esseri femminili belli e soprannaturali. Sono giovani ed eleganti, e superbi nell'arte della danza. 
La loro danza non è solo arte, è un rituale divino, che simboleggia gioia, seduzione e armonia cosmica,non danzano per intrattenere, ma per mantenere l’ordine del mondo.Non seguono tempo né logica umana, danzano per ciò che cambia, per ciò che unisce.
Sono anche custodi della bellezza della terra e della memoria degli antenati, che onorano nei ritmi eterni del cosmo e venivano associate ai riti di fertilità.
Abitano il confine tra materia e spirito, corpo e vapore.
Ma sono anche dotate di poteri sovrumani detti prabhāva, come quello di sedurre non solo con la loro bellezza, ma anche con la capacità di alterare il destino, ispirare arte, e persino interrompere penitenze ascetiche.Sono eccelenti nelle arti di danza, musica, poesia. Possono assumere qualunque forma umana, animale o vegetale e spesso appaiono con le sembianze di un cigno.
La loro storia, nascita e natura le ha portate ad essere protagoniste di eventi sconvolgenti , nelle scritture antiche e Sacre. Figure con unforte carisma ed una missione come alcune famossissime Apsara.
Il grande poema indiano chiamato Mahābhārata, troviamo alcune Apsara protagoniste di storie ricche di significato. Tilottama, creata per risolvere un problema difficile fermare  due fratelli demoni così potenti che possono morire solo se si uccidono tra loro.Quando gli appare, i due fratelli si innamorano di lei e finiscono per distruggersi a vicenda. È una storia che mostra come il desiderio possa avere un potere immenso, persino quello di riportare l’ordine
Nel Rāmāyaṇa si narra della Apsara Menakā, inviata dal dio Indra,  a fermare un saggio chiamato Vishvāmitra perchè  stava  meditando con tale forza da mettere in pericolo l’equilibrio del mondo celeste. Lei  danza e canta davanti a lui, lo affascina e interrompe la sua meditazione per vivere con lei. Dalla loro unione nasce Śakuntalā, una figura amatissima nella letteratura indiana. In questa storia, Menakā non è solo una tentazione, nella loro storia si mescola amore,trasformazione, diventa una donna innamorata.
Ma altri testi, come nei Veda gli antichi testi sacri, nelle  raccolte mitologiche i Purāṇa. 
La più celebre storia è quella della Apsara Urvasi,che si innamora del Re Purūravas, e accetta di vivere con lui solo a condizione che lui non si mostri mai nudo davanti a lei. Un giorno, per caso, la regola viene infranta e Urvasi scompare nel cielo. Ma torna da lui una sola volta all'anno e gli dei figli ma non resta con lui per colpa di quella promessa infranta.
I un'altra storia Urvasi seduce il guerriero Arjuna, un eroe mitico il terzo dei cinque fratelli Pandava concepito tra  Indra e Kunti la moglie di Pandu, ma lui la respinge gentilmente , ma lei si infuria e lo maledice.

Il passo condiviso, Apsara, spiriti e radici asiatiche
Ma le Apsara si ritrovano anche nel Buddhismo, specialmente nel Sud-Est asiatico , dove si sviluppò nel mezzo del culto religioso locale che era popolato da esseri chiamati spirituali, occupando uno spazio da qualche parte tra gli esseri umani e gli dei. Ciò ha portato a un ricco sincronismo tra la pratica buddhista e la vita rituale, mistica e artistica. 
Questi esseri spirituali  semi-divini chiamati Devatās, spesso vivono negli  alberi, nelle anse dei fiumi  o nelle  pietre, abitano i livelli del cosmo, l’aldilà, la terra, l’atmosfera e i cieli tra cui si muovono.
Si sposano con gli esseri umani, sono emissari tra i mondi e sono poteri guardiani del corpo umano, degli spazi umani e di tesori o gioielli. Tuttavia,  richiedono rituali di onore e apprezzamento per rimanere utili per gli esseri umani e rituali di riconciliazione per evitare di sentirsi offesi.
Per le popolazioni locali, anche oggi il mondo è pieno di questi esseri spirituali che sono vivi, attivi e intimamente coinvolti nell vita degliesseri  umani.
Fin dall'inizio, le pratiche buddiste locali hanno accolto con favore il culto di questi spiriti e si  è adattata al culto di questi esseri spirituali contribuendo  a diffondere il BuddHismo in tutta l'Asia.
Ma nelle  Storie della Nascita dette Jātaka, in cui vengono narrate vicende del Buddha nelle sue vite precedenti, si narra di queste creature celesti o le loro controparti, ma occupano un ruolo secondario e poco significativo. Vengono considerate esseri che si trovano su di un piano di esistenza diverso dagli uomini, ma anch'esse, come gli esseri umani, debbono soggiacere al ciclo di vita, morte e reincarnazione il Saṃsāra. 
Ma è soprattutto in Estremo Oriente e in Indocina che le Apsaras, all'interno di un processo di sincretismo vengono inserite anch'esse nell'iconografia buddhista. E così ritroviamo delle loro rappresentazioni nei  Templi buddhisti, in Cina, Cambogia, Thailandia e Indonesia.
Queste creatura celestiali Ten'nin, le ritroviamo nel paradiso buddhista,come compagne di Buddha e dei Bodhisattva, tra loro ci sono anche le mitiche Devatās.
I Tennin , nome generico per rapperesentare delle crature celestiali,sono menzionati nei sutra buddisti e queste descrizioni costituiscono la base per le rappresentazioni degli esseri nell'arte giapponese, nella scultura e nel teatro.
Il  Giappone queste figure  le ha prese dall'iconografia Cinese e le chiama Ten'nyo  天女 ninfe celesti.Sono state rappresentate frequentemente nell'arte giapponese su pitture e sculture ma sono nate anche  delle opere teatrali ispirate a loro. Nell'opera del teatro Nō Hagoromo, una Ten'nyo giunse sulla terra e si tolse il suo abito di piume chiamato hagoromo, da qui il nome dell'opera. La storia narra che un pescatore che la stava spiando nascose l'abito, così da costringerela, ormai impossibilitata a tornare nel suo mondo, a sposarlo. Dopo alcuni anni il pescatore confessò alla moglie quello che aveva fatto, Ten'nyo ritrovò il suo abito e poté così tornare in cielo.
In Giappone vengono raffigurate come donne di straordinaria bellezza, che indossano bellisimi kimono, raffinati gioielli e lunghe sciarpe portano con séd ei fiori di loto asiatico, simbolo dell'illuminazione spirituale, o suonano strumenti musicali come il biwa o il flauto.
Ma è nella cultura Khmer che le le Apsara si sono rdiffuse e si sono radicate nell’immaginario collettivo, conquistando fama universale. Nella tradizione Khmer, sono chiamate Tep Apsar, dove Tep significa divino.
Tutto anche qui nasce da una leggenda un mito, che narra che il popolo di Cambogia discenda dall’unione tra l’eremita Kambu e la ninfa celeste Mera, inviata da Shiva. È un mito di fondazione, che lega danza, divinità e identità nazionale.
E proprio il tempio di Baksei Chamkrong collega la dinastia Khmer a una ninfa celeste di nome Mera, inviata da Shiva.
Le Apsaras ebbero un particolare rilievo nella mitologia Khmer durante l'Impero Khmer di Kambuja, la cui capitale è oggi nota col nome di Angkor.
Una leggenda Khmer, narra che il re Jayavarman II, considerato il fondatore del regno di Kambuja, abbia ricevuto il regno da Indra, e che nella medesima circostanza le Apsaras avrebbero insegnato al popolo di Kambuja l'arte della danza. 
D allora le raffigurazioni delle celesti semidee danzanti vennero incise nella pietra su molte pareti dei templi di Angkor.
Loro bassorilievi come quelli delle Devata , li ritroviamo scolpite in pietra in tanti templi,soprattutto ad Angkor Wat, dove se ne contano circa 1850, tutte diverse tra loro.
La leggendaria nascita degli Apsaras dall'Oceano di Latte, è incisa su un murale ad Angkor Wat
Le Apsara. Sono nate da un mito, danzano nell'impermanenza per deliziare uomini e Dei, ci guardano da bassorilievi ad Ankor e piò capitare di incontrarle in Indonesia, Cina, Giappone nel Sud-Est Asiatico, ma hanno tutte, una caratteristica mitica , belle da conturbare , brave da far sciogliere i cuori, parlando solo con le mani questa è la loro arte.

Aderisce al tempo e si rinnova la Devatā.

Le Apsara non finiscono dove termina il racconto. Continuano a danzare negli occhi di chi le contempla, nel gesto di chi cerca, nel silenzio che parla più delle parole. E forse, in un angolo del mondo, stanno danzando anche ora.
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